Pratiche mensili
POLARITA' E UNITA'
[...]Quando l'uomo dice io, si isola subito da tutto ciò che sente come non-io, come tu, e in questo modo l'uomo diventa prigioniero della polarità. Il suo io si lega ora al mondo degli opposti, che si manifesta non solo nell'io e nel tu, ma anche buono e cattivo, giusto e sbagliato, eccetera. L'ego dell'uomo gli impedisce di percepire nelle forme unità e completezza, o anche solo di immaginarle. La coscienza divide e spacca tutto in coppie di opposti, che noi viviamo sotto forma di conflitto se ci provocano, ci costringono a operare delle distinzioni e poi a prendere delle decisioni. [...] La nostra intelligenza non fa altro che dividere costantemente la realtà in unità sempre più piccole (analisi) e distinguere tra queste unità (capacità di distinzione). Si dice quindi sì a uno e contemporaneamente no al suo opposto, perché gli opposti come è noto si escludono. Però con ogni no cementiamo il nostro malessere, perché per stare bene non dovremmo mancare di niente. Forse cominciamo già a capire fino a che punto il tema malattia-guarigione è strettamente collegato alla polarità, e lo si può sperimentare ancora più chiaramente: malattia è polarità, guarigione è superamento della polarità.
Dietro alla polarità sta l'unità, quell'uno che tutto abbraccia e in cui riposano gli opposti ancora non separati [...] Nell'unità non c'è mutamento, né trasformazione o evoluzione, perché l'unità non soggiace al tempo e allo spazio. L'unità è in eterna pace; è puro essere, senza forma e senza attività. Dovrebbe colpire il fatto che tutte le definizioni di questa unità sono espresse al negativo, ovvero si limitano a negare qualcosa: senza tempo, senza spazio, senza mutamento, senza confini.
Ogni definizione positiva deriva dal nostro mondo spaccato e non è quindi applicabile all'unità. Dal punto di vista della nostra coscienza polare l'unità appare dunque come nulla.
[...] Di questa unità possiamo parlare, ma non riusciamo ad immaginarcela. Tuttavia la polarità è sperimentabile e acquisibile fino ad un certo livello, se l'uomo con determinate tecniche di meditazione o esercizi sviluppa la capacità di unificare almeno per breve tempo la polarità della sua coscienza. Essa si sottrae comunque a sempre ad ogni descrizione verbale o analisi di pensiero, perché la premessa del nostro pensiero è appunto la polarità. La conoscenza è impossibile senza polarità, senza la divisione in soggetto e oggetto, di colui che conosce e ciò che viene conosciuto. Nell'unità non c'è conoscenza, c'è soltanto essere. Nel'unità cessa la nostalgia, ogni volontà e ogni tensione, finisce ogni movimento, perché non esiste più qualcosa di esterno verso cui si possa tendere. E' un vecchio paradosso che soltanto nel nulla si possa trovare la pienezza.[...]
E' importante rendersi conto del fatto che non è il mondo ad essere polare, ma la nostra coscienza, quella attraverso la quale facciamo esperienza del mondo. Consideriamo le leggi della polarità attraverso un esempio concreto come il respiro, che trasmette all'uomo l'esperienza di base della polarità. Inspirazione ed espirazione si alternano costantemente e formano così un ritmo. Il ritmo però non è altro che l'alternanza continua di due poli. Il ritmo è il modello di base di tutto ciò che vive. E' quanto intende dire la fisica quando afferma che tutte le manifestazioni possono ridursi a vibrazioni. Se si distrugge il ritmo, si distrugge la vita, perché la vita è ritmo. Chi si rifiuta di espirare, non potrà poi neppure inspirare.[...]
Scopo e desiderio di una coscienza polare è superare la condizione di malessere condizionata dal tempo e diventare di nuovo sana, cioè intera. Ogni via di guarigione o iniziazione porta dalla polarità all'unità.[...]
Questa via però suscita sempre paura, perché passa attraverso il dolore e lo spavento.
Torwald Dethlefsen - Rudiger Dalkhe, Malattia e Destino, Edizioni Mediterranee, 1986