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Yoga Nidra

La pratica di Yoga Nidra indaga il mondo degli archetipi e dei simboli toccando uno punto molto speciale della nostra coscienza: quello che si colloca a metà fra il sonno e la veglia. Sdraiato ad occhi chiusi, il praticante si abbandona ad un profondo rilassamento del tutto simile allo stato di sonno. Durante l'esperienza di Yoga Nidra la voce dell'insegnante guida verso la consapevolezza di parti del corpo e sensazioni e, a seconda dell'intento che motiva la pratica, possono venir evocati anche ricordi, immagini, elementi sensoriali, luoghi e persone. Al contrario di quanto avviene quando ci addormentiamo, durante la pratica non si perde mai la consapevolezza di ciò che accade: nel sonno propriamente inteso non siamo coscienti di dormire, perdiamo completamente il contatto col mondo esterno (non sappiamo più più chi né dove siamo) e non siamo in operare una distinzione fra sogno e realtà manifesta. L'esperienza di Yoga Nidra è invece molto diversa perché viene mantenuto un legame consapevole con l'esterno (la voce guida dell'insegnante) e anche se affiorano immagini che hanno la stessa natura dei sogni, conserviamo un distacco che ci permette, a pratica conclusa, di ricordare perfettamente l'esperienza fatta.Il compito del prat icante è dunque quello di seguire la voce guida dell'insegnante e mantenere la concentrazione senza addormentarsi, osservando la manifestazione spontanea di ciò che emerge dal profondo: in Yoga Nidra l'atteggiamento del testimone silenzioso (sāksin) è fondamentale affinché la pratica non si trasformi in un sonnellino. Il percorso proposto la tecnica classica divulgata da Satyananda Saraswati con una lettura  occidentale legata alla prospettiva analitica interiore di C.G. Jung. La tecnica classica di Yoga Nidra è di fatto un rilassamento profondo, aspetto, questo, di importanza fondamentale per il benessere della persona. E' una tecnica molto bella e molto valida anche
nella sua matrice originale, priva cioè di una lettura analitica del simbolo. Nel corso degli anni ho però colto in questa pratica un'affascinante possibilità di indagine: penetrare nel mondo degli archetipi e dei simboli così da esplorare più da vicino le nostre immagini interiori e i messaggi che ogni simbolo porta con sé. La fase di visualizzazione, già presente nella tecnica originale, viene strutturata in modo da fornire materiale utile all'interpretazione. Oltre al rilassamento e alla prospettiva simbolica, un altro dei punti di forza di questa straordinariatecnica risiede nel sankalpa, una frase semplice, un proposito, l'affermazione di una volontà ripetuta mentalmente nell'intimo del nostro Sé, un vero e proprio seme che, piantato nel fertile terreno della nostra coscienza, nel tempo germoglierà regalandoci i suoi frutti. Il sankalpa unisce le forze coscienti con le forze dell'inconscio e se è vero, come sostenuto anche dalla psicoanalisi junghiana, che nell'inconscio risiedono il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro, il sankalpa è allora il seme della coscienza in divenire, l'espressione di una straordinaria intuizione che ha attraversato i secoli e le 
coscienze di maestri e praticanti e che è arrivato a noi come un dono prezioso che permette di attivare, in piena consapevolezza dei nostri bisogni profondi, i cambiamenti della nostra vita.

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