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Cinisello Balsamo, yoga

NATARAJASANA: LA POSIZIONE DELL'ETERNA DANZA COSMICA

A partire dal VI sec. d.c. Shiva, una delle più importanti e venerate divinità del pantheon dell'induismo, viene associato alla danza e raffigurato in atteggiamenti danzanti; è l'inizio di una delle più fortunate e significative iconografie di tutta l'arte indiana che si affermerà definitivamente in area tamil intorno al X secolo. Si tratta di Shiva Nataraja "re della danza" impegnato nell'anandatandava, la danza della beatitudine.
L'immagine rappresenta il dio con quattro braccia all'interno di un cerchio di fuoco, immortalato con interessanti elementi simbolici. La traduzione artistica più espressiva è rappresentata da bronzi di raffinata fattura mentre in ambito yoga a questa immagine, e soprattutto al ricco simbolismo in essa celato,  si ispira una delle più eleganti e spettacolari posture di equilibrio dello hatha yoga: natarajasana
L'anadatandava viene tradizionalmente collocata nella città di Chidambaram, nell'India del sud; è qui che per la prima volta Shiva, animato dal suono primordiale OM, si scatena nella sua danza che coinvolge e scuote l'intero universo. La città diventa dal X sec. il simbolo stesso della danza in tutte le sue declinazioni tanto che sulle pareti del portale est dell'imponente tempio shivaita attorno al quale gravita la vita della città, sono scolpite le 108 posizioni in cui è codificata la danza classica indiana (bharatanatyam); tra le suggestive posizioni consacrate alla danza classica i praticanti di yoga possono facilmente distinguere due belle posture yogiche: un festoso urdhva danurasana ed un elegantissimo padangustha danurasana.
Visto il nutrito pantheon di cui l'induismo dispone ci si può chiedere perché proprio Shiva e non qualche altra divinità sia stato eletto a danzatore cosmico e come mai la danza della beatitudine implichi, come vedremo, note terribili e violente apparentemente antitetiche rispetto all'idea comune di beatitudine. I motivi vanno ricercati in alcuni tratti caratteristici che Shiva eredita dai suoi antenati vedici e che ritroviamo nell'iconografia in questione: gli elementi che incutono inquietudine e timore sono retaggio di Rudra, letteralmente l'Urlatore, il dio della tempesta, della caccia, della natura e del vento, riconosciuto come diretto progenitore di Shiva, mentre ad Agni, dio del fuoco, si deve l'ardore dell'ascesi, della passione bruciante, dell'erotismo e della capacità distruttiva. Due braccia della divinità sono in contatto con l'universo: la mano destra regge il tamburo che simboleggia il suono primordiale, atto con cui inizia la creazione, mentre la mano sinistra regge la fiamma della distruzione dell'ego e dell'illusione di essere entità separate rispetto ad un principio assoluto originario; le altre due braccia sono invece destinate alla comunicazione con il fedele: la mano destra è in abhayamudra, il "gesto del non temere" e la mano sinistra, nell'indicare il piede sollevato, esorta i fedeli a prendere rifugio in lui assicurando protezione. 
Sotto il piede di Shiva c'è Oblio,  il demone che fa dimenticare all'uomo la sua natura spirituale; calpestarlo è sinonimo di impegno nella ricerca della verità e accettazione delle leggi che governano l'esistenza. Il piedistallo su cui si regge il dio ha la forma di un fiore di loto che simboleggia purezza, perfezione e tensione spirituale.
L'immagine è ad un tempo statica e dinamica, animata da elementi per natura in movimento quali la lunga chioma che fluttua nell'aria e che simboleggia l'impetuosità della danza e della potenza generativa, il cobra attorcigliato nei capelli, le fiamme che incorniciano il dio e l'atto stesso del danzare. Ma il volto del dio, impassibile e distaccato, esprime perfettamente l'immutabilità e l'inesorabilità della legge eterna di distruzione e rigenerazione in cui tutto l'universo, uomo compreso, è coinvolto. Danza cosmica dunque, o secondo una visione più moderna e scientifica, inarrestabile movimento di elettroni, protoni e neutroni che non possono far altro che danzare dando luogo a tutte le spettacolari manifestazioni dell'universo. 
A questa significativa immagine di Shiva come danzatore cosmico si rifà anche Fridjof Capra nel suo Il Tao della fisica quando, trattando dei simboli e delle immagini create dall'uomo nella sua ricerca mistica, descrive Shiva come "il dio della creazione e della distruzione che con la sua danza sostiene il ritmo senza fine dell'universo". Contrariamente a Visnu, altra importante divinità dell'induismo cui si attribuisce la conservazione dell'universo, Shiva ne garantisce il perpetuo divenire, l'unità dinamica. Senza l'eterna danza di tutte le particelle che compongono l'universo, l'universo, semplicemente, non esisterebbe. Anche la fisica concorda che è il movimento, il dinamismo (...leggasi la danza), a permettere all'universo di essere ciò che è: "la particella non può essere vista come un'entità isolata ma va intesa come una parte integrata del tutto dinamico" (Fridjof Capra, Il tao della fisica, Ed. Adephi). 
Nell'anandatandava l'idea di morte e distruzione si intreccia con l'idea della beatitudine, ovvero l'idea dell
a condizione perfetta che sorge dal principio di dissoluzione che permette la rigenerazione, e la consapevolezza di condividere con l'universo lo stesso rapporto che hanno le stelle,  i fiori, le montagne, gli animali e tutte le altre forme manifeste; consapevolezza di essere parte di un tutto, di essere infiniti in quanto espressioni di una realtà dinamica e infinita. 
E' a questa ricchezza di simboli, e soprattutto al cerchio di fuoco che brucia ego e illusione che il praticante cerca di ricreare col proprio corpo, che ci rifacciamo quando eseguiamo natarajasana; poiché questa, come del resto ogni altra posizione, dalla più semplice alla più complessa, rappresenta una privilegiata porta di accesso a riflessioni profonde che sgorgano dall'intimo bisogno, squisitamente umano, di comprendere il rapporto col divino.

di Rossana Dall'Armellina

foto: Enea Pieraccini

Bibliografia

André Van Lysebeth Tantra. L'altro sguardo sulla vita e sul sesso Ed. Mursia
Giuliano Boccali, Cinzia Pieruccini Induismo Ed. Electa
Fritjof Capra Il Tao della fisica Ed. Adelphi
Wendi Doniger Siva L'asceta erotico Ed. Adelphi
Dispensa di Storia dell'Arte dell'India a cura di Cinzia Pieruccini, Professore di Indologia e di Storia dell'Arte presso l' Università Statale Milano

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